
I miei Perché
Credo nella magia della consapevolezza
Hai mai guardato attraverso un bicchiere pieno d’acqua? Ciò che si vede è un’immagine distorta di quello che c’è dietro, ed è proprio così che la nostra mente ci fa percepire la realtà, viziata dalle nostre esperienze e dal nostro bagaglio emotivo e familiare.
Imparare a riconoscere e spostare questo bicchiere ci permette di vedere tutto da un’altra prospettiva!
Ed ecco come i capricci, le urla, i No! e tutto ciò che gestiamo male perché ci infastidisce, al di là del bicchiere diventano tappe fondamentali per lo sviluppo di un bambino indipendente, sicuro di sé e consapevole.


Credo nei bambini
Quando osservo mia figlia qualcosa di prorompente esplode dentro di me, credo sia ammirazione mista a gratitudine e amore infinito, e riesco a pensare ad una cosa sola: ho tanto da imparare.
Siamo così impegnati a rimproverare, a guidare, a correggere e plasmare i nostri figli che non ci fermiamo mai a riflettere su ciò che loro hanno da insegnare a noi.
I bambini sono risorsa, sono futuro, sono poesia.
Spesso l’esasperazione ci porta a perdere il senso profondo dell’essere genitori, a non vedere più la fortuna e anche la responsabilità che abbiamo tra le mani.
Davanti a noi accade la magia, giorno dopo giorno, e dobbiamo imparare a non darla per scontata!
Credo nella forza del gioco
Il gioco è il lavoro del bambino diceva Maria Montessori. E in effetti giocare è per i bambini il modo più naturale e sano di conoscere il mondo, di sperimentare, di fare per sbagliare e poi ripetere per imparare.
Le neuroscienze hanno confermato che dove manca il gioco ed uno stretto contatto fisico con i genitori, il volume del cervello è notevolmente inferiore alla norma.
L’attività ludica permette al bambino anche di affinare le capacità motorie, conoscendo e gestendo sempre meglio il suo corpo.
Per me il gioco è lo strumento per eccellenza che permette di entrare in contatto coi più piccoli, per parlare il loro stesso linguaggio e insegnare loro attraverso il divertimento.
Quando sei in difficoltà, prova a pensare a cosa piace a tuo figlio e a come puoi farne uno strumento di connessione e comunicazione, vedrai che sorpresa!


Credo nella potenza della comunicazione gentile
Siamo come parliamo.
Il modo in cui comunichiamo con gli altri influenza i nostri pensieri e di conseguenza le nostre emozioni e quindi azioni.
Questo vale sia per chi parla che per chi ascolta.
Etichettare i bambini dicendo loro sei capriccioso o sei timido determinerà delle convinzioni che andranno a radicarsi e che rimarranno in loro per sempre. Pericolosissimo!
Riuscire a gestire la comunicazione in maniera efficace significa imparare a parlare e imparare ad ascoltare, assumendosi la responsabilità delle proprie emozioni ed empatizzando con chi si ha di fronte.
Credo nel linguaggio del corpo come strumento di connessione ed empatia
Sai quanto incidono le parole sulla nostra comunicazione? Il 7%.
Ciò significa che per il restante 93% comunichiamo col tono di voce e, soprattutto, col corpo.
La nostra postura, la gestualità, le espressioni del viso, il ritmo e la velocità dei movimenti sono tutti fattori che influenzano la percezione che gli altri hanno del nostro modo di comunicare, e ti assicuro che i bambini nel percepirli sono dei veri maestri!
Imparare a gestire la nostra fisicità aumenta la forza della connessione coi nostri figli, la rende immediata e indipendente dalle parole.

I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E sebbene stiano con voi, non vi appartengono.
Potete dar loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri.
Perché essi hanno i propri pensieri.
Potete offrire dimora ai loro corpi, ma non alle loro anime.
Perché le loro anime abitano la casa del domani, che voi non potete visitare, neppure nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercare di renderli simili a voi.
Perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, come frecce viventi, sono scoccati.
L’Arciere vede il bersaglio sul percorso dell’infinito,
e con la Sua forza vi piega affinché le Sue frecce vadano veloci e lontane.
Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere.
Poiché così come ama la freccia che scocca, così Egli ama anche l’arco che sta saldo.I figli – Kahlil Gibran